I pirati sono i discografici

Oggi esce l’ennesimo articolo su punto informatico che parla di un’intervento contro la pirateria questa volta sostenuto da Claudia Girini. Poveretta, è stata derisa e fischiata; per fortuna però sono intervenuti Enzo Mazza della FIMI e Mario Limongelli dell’associazione dei Produttori musicali indipendenti PMI per sostenere il suo intervento!

Francamente non capisco come possano stupire i fischi e le risate. Probabilmente si ha l’impressione di parlare con degli stupidi. Stupidi a cui si può far credere che masterizzare una collezione di mp3 scaricati dal peer2peer equivale a rubare in un supermercato vista la qualità degli spot antipirateria che girano.

Lasciamo stare da parte gli autori e parliamo di editori, di distributori o major per un momento.

La promozione di un artista del suo lavoro costa. A tutti gli effetti una casa editrice si fa carico di un rischio, è un rischio promuovere una qualsiasi opera che sia letteraria o musicale senza sapere a priori il successo che avrà. Tale rischio comporta parecchi costi. Ci sono i costi dovuti alla promozione pubblicitaria, i costi di stampa delle copie, i costi da sostenere per la distribuzioni di tali copie in giro per il mondo.

Ora però le condizioni sono cambiate. In effetti con l’avvento di internet le opere hanno circolazione libera senza che ci sia particolare bisogno di un distributore. Che ce ne facciamo oggi di una casa discografica che stampa CD del cantante X? Assolutamente nulla! Basta un server con accesso anonimo di pubblico dominio con sopra tutti in brani del cantante X in formato mp3. Comodamente ti colleghi, scarichi e masterizzi. Quali sono le spese per sostenere la stampa di milioni di dischi e distribuirli nei negozi di mezzo mondo? Enormi! Quali sono le spese per tenere su un server con una decina di pezzi musicali sopra? Quasi zero.

Questo ragionamento, abbastanza elementare non credo sia sfuggito alle major. Rimangono i costi di produzione, quelli internet non li ha cambiati. La Girini, come tanti altri firmatari di questo ridicolo appello contro il libero scambio su internet, non si rende conto che non solo che la normativa sul diritto d’autore non sia più attuale oggu ma che tale leggi sono sempre state una farsa e lo sono state in tutti i paesi.

Gli autori non sono tutelati oggi come non lo sono mai stati in passato. Le case discografiche quando ingaggiano gli artisti sotto contratto comprano tutti i diritti sui loro brani: per sempre! Possono farne quello che vogliono perché a tutti gli effetti le musiche, i testi e gli arrangiamenti sono loro. Il diritto di riprodurli è loro, il diritto di riproporli è loro! Parliamoci chiaro… la normativa esistente sul diritto d’autore tutela SOLO i distributori.

“…Quando si guardano le note legali di un CD, si trova copyright 1976 Atlantic Records o copyright 1996 RCA Records. Quando si guarda un libro, invece, ci sarà qualcosa come copyright 1999 Susan Faludi, o David Foster Wallace. Gli autori possiedono i loro libri e li danno in licenza agli editori. Quando il contratto finisce, gli scrittori hanno indietro i loro libri. Ma le case discografiche possiedono i nostri diritti d’autore per sempre..”

Non sono io a dirlo, ma una cantante. In questo articolo Courtney Love spiega il suo punto di vista sulla pirateria, illustra in che modo oggi si “tuteli” l’opera dell’ingegno e di come le case discografiche si prendano cura degli artisti che stipulano contratti con loro.

La pirateria e il p2p hanno forse messo in crisi il settore vendita dei CD? Io credo proprio di no. Nel 2003 Paolo Attivissimo scrive questo articolo ancora di grande attualità. Più recentemente punto informatico parla di uno studio che smentisce questo teorema. La pirateria si sviluppa quando i prezzi sono nettamente superiori a quelli che proporrebbe il mercato. Non è un mistero che ci sia un cartello tra le major, che i CD abbiano un costo, molto, troppo elevato. Poco conta il fatto che Limongelli abbia puntualizzato che “pur apprezzando l’invito ad acquistare legalmente la musica va sottolineato che il prezzo dei cd in Italia non è caro, bensì allineato agli standard europei“. Cosa ha fumato Limongelli? Nesssuno sostiene che i CD non sono cari in Italia, sono cari nel mondo!

Il problema sussiste però, anche abbassando notevolmente i prezzi. Quale consumatore comprerebbe un CD originale quando può avere lo stesso materiale gratis o a prezzo notevolmente più basso? In questo videoblog si affronta un problema analogo parlando di libri e si citano quattro possibili acquirenti, li traduco nel caso di un disco:

  1. il feticista: è l’amante dell’edizione, della copertina, gli piace avere quel disco in quanto oggetto non solo per la musica contenuta.
  2. il fan: vuole sostenere l’opera, crede, ammira l’autore e vuole contribuire attivamente al progetto
  3. il consumatore: il target della pubblicità, colui che non sa ancora cosa vuole e lo spot glielo dirà
  4. il tradizionalista: non sopporta l’idea di avere un pc, di dover masterizzare un CD. Vuole la musica nel suo supporto vero, comodo per portarselo in giro.

Se avete ancora dei dubbi sul fatto che gli autori possano trarre solo svantaggi dalla libera circolazione degli mp3, potete sempre leggervi quello che ha raccontato Finardi a Mediamente. Se ancora non siete convinti potete vedere come la libera divulgazione possa essere utilizzata per aver un diretto riscontro con i fans, fatevi un giro sull’audioblog dei Casino Royale. Il primo post recita…

…C’era chi ci stava aspettando e chi invece aveva perso ogni speranza di risentirci e di rivederci. In molti non ci avevano mai visto dal vivo e non ci speravano proprio. Vi omaggiamo con un paio di registrazioni dal vivo: una delle ballad più viscerali del nostro repertorio “Ora solo io ora”, registrata durante lo show case al Tunnel di Milano…

sì, avete capito bene: offrono un loro pezzo online. Praticamente si fanno del male da soli.

Rimane il fatto che, CD caro o economico che sia, scaricare da internet musiche o materiale protetto è reato! E quindi è giusto che la RIAA che soffre di stenti, ad un passo dal tracollo economico denunci paralitici novantenni o studenti (notoriamente ricchissimi) per i furti subiti. Il bello è che a noi raccontano che la pirateria è cosa brutta ma per loro è un affare. Pubblicamente raccontano di disprezzarla ma ai pirati si rivolgono in maniera ben diversa.

Da qualche tempo infatti esiste una scappatoia legale, una sorta di “condono”: avete scaricato materiale protetto siete stati beccati e volete “regolarizzare” la vostra posizione? Niente paura! Recatevi su http://p2plawsuits.com e riempite il modulo. Una volta effettuato il versamento tramite carta di credito potete stampare la ricevuta:

p2psettlement.jpg

da notare lo stile “Looking forward to future business together” in italiano suonerebbe “Nell’augurio di fare ancora affari insieme in futuro“.

Ora che è chiaro chi sia veramente tutelato dalle leggi attuali e quanto questi interessi vengano effettivamente danneggiati dalla pirateria, veniamo al nocciolo della questione. A mio avviso l’attuale normativa si fonda su un grande errore, o, se vogliamo un grande equivoco: l’equazione tra proprietà intellettuale e proprietà materiale.

Ho sentito un discografico sostenere:”…Se è giusto condividere una musica senza pagarne i diritti allora aboliamo la proprietà privata il che vuol dire che io domani vengo a casa tua apro il frigo e mangio quel che voglio…“.

Credo che il mio frigorifero possa sentirsi molto lusingato se viene paragonato ad una tragedia di Omero o Shakespeare, alla Divina Commedia di Dante o a una sonata di Mozart; con buona pace del mio frigo però non credo che entrerà nella storia. Si rassegni perché con ogni probabilità non diventerà mai patrimonio dell’umanità. Inoltre un’idea, un concetto può esser sfruttato infinite volte senza che si danneggi, un bene materiale finisce. Olimpia Scopelliti tratta le differenze tra la proprietà dell’intelletto e dei materiali in modo molto più serio in questo articolo.

La ridiscussione dei diritti dell’ingegno è tema di grande attualità e qui si può trovare più di una proposta concreta per una seria revisione.

4 comments so far

  1. peppeg on

    ehm…

    ciao sughero credo che ci sia una foto fuori contesto :P…

    magari era un hotlink…

    ma la ricevuta non la capisco proprio ^_^’

    ciaooo

  2. sughero on

    ti ringrazio moltissimo..
    Ho fatto l’errore di linkare l’immagine e non copiarla in locale. Ora non succederà più 🙂

  3. […] La cosa mi manda in bestia, si è fatta una campagna martellante contro la pirateria, affinché si rispettino i diritti degli autori e questi signorotti non si prendono neppure la briga di citare le fonti […]

  4. […] l’atteggiamento che tiene MPAA con l’inaugurazione del suo sito P2PLawsuits di cui ho già avuto modo di parlare. Fa senz’altro piacere che riusciamo ad imitare gli Stati Uniti nelle loro imprese più […]


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